Disastro nucleare. Test e buone iniziative come cura

« Older   Newer »
  Share  
rabyt
view post Posted on 14/11/2011, 00:57     +1   -1




Il mese scorso, gli attivisti di Greenpeace hanno annunciato i risultati dei loro test di radioattività effettuati sui frutti di mare giapponesi. I test su 60 diversi prodotti ittici provenienti da quattro tra le principali catene di supermercati del paese hanno restituito risultati piuttosto incoraggianti, dato che infatti nessun prodotto ha superato i livelli di sicurezza.

Molti prodotti non contenevano infatti radiazioni a un livello rilevabile, e anche quelli che presentavano il più alto tasso di radioattività (provenienti per lo più dal Lago Wakasagi nella Prefettura di Ibaraki) si attestavano sugli 88 becquerel per chilogrammo. Un risultato davvero rassicurante, dal momento che l'importo massimo raggiunto è stato molto inferiore al limite di sicurezza fissato dal governo di 500 becquerel per chilogrammo. Addirittura la quantità di radioattività naturale era inferiore a quella riscontrata nelle banane (130 bq / kg) o nelle noci del Brasile (444 bq / kg).


Tuttavia, i timori dei consumatori restano forti, tanto che altre organizzazioni si stanno adoperando per portare avanti ulteriori test della radioattività. Eccone alcuni esempi recenti:

Le autorità di Tokyo hanno iniziato un programma per verificare la sicurezza dei prodotti alimentari venduti in città. I 500 alimenti prescelti erano tutti compresi tra quelli consumati quotidianamente dalle tipiche famiglie della capitale, come ad esempio tofu, fagioli bolliti, succo di frutta e marmellata. Tra i cibi freschi soggetti a ispezione era compresa anche la carne, tranne quella di manzo, già oggetto di un altro test atto a verificare la radioattività di latte, uova, verdure e pesce.

Naturalmente una particolare attenzione sarà riservata a tutti quegli articoli regolarmente consumati dai bambini. I funzionari incaricati di portare a compimento il test si recheranno in visita a supermercati e altri rivenditori per cercare la loro collaborazione e una volta ottenuta acquisteranno un numero di 20 o 30 articoli per settimana che saranno poi controllati attraverso un contatore Geiger. Se uno qualsiasi dei prodotti alimentari dovesse presentare un livello di radioattività superiore ai 50 becquerel per chilogrammo si passerà ad un successivo livello di analisi utilizzando appositi rivelatori al germanio. I risultati del test verranno resi disponibili per la consultazione sul sito web del Governo Metropolitano di Tokyo, che rilascerà anche i nomi dei prodotti pericolosi per la salute secondo gli standard provvisori fissati dal governo centrale.



I coltivatori di riso della Prefettura di Fukushima, particolarmente colpiti dai tragici eventi del Higashi Nihon Daishinsai, hanno proposto di imporre un limite di "quasi zero" per le quantità di radioattività da cesio consentita nel riso (in contrapposizione ai 500 bq / kg, limite di sicurezza stabilito dal governo centrale). Un'auto-imposizione quella del limite di radioattività "quasi zero" nel riso che potrebbe contribuire a stimolare le vendite dell'alimento, di cui Fukushima, fino allo scorso anno, era il quarto produttore in Giappone, per un quantità pari a circa il 5 per cento del raccolto nazionale totale.

Nella Prefettura di Zen-Noh, uno tra i più grandi consorzi agricoli del Giappone prevede di distribuire solo riso privo di qualsiasi traccia di cesio, come tra l'altro ha deciso di fare anche la Confederazione Nazionale dei Movimenti Contadini, che comprende circa 30.000 produttori a livello nazionale.

"Consigliamo ai nostri membri di testare il livello di radioattività del loro riso e di commercializzarlo solo qualora i risultati non mostrino presenza alcuna di cesio," ha dichiarato Yoshitaka Mashima, vice presidente della Confederazione. Il governo ha cercato di "nascondere le informazioni scomode, insinuando grande sfiducia nei consumatori". Per limite "quasi zero" è stato fissato un livello talmente basso da rendere estremamente difficile l'individuazione del cesio nell'alimento. Considerando che le apparecchiature utilizzate per i test in Giappone sono in grado di verificare la radioattività di un prodotto al di sopra dei 5 bq / kg, si deduce quindi che il riso per poter essere commercializzato non dovrà superare tale soglia.

AEON, la più grande catena di vendita al dettaglio del Giappone, non è stata a guardare e al fine di tranquillizzare i consumatori ha optato per una politica analoga, decidendo di imporre un limite "quasi zero", quindi assimilabile a quello proposto dagli agricoltori di Fukushima, per il cibo venduto nei propri supermercati. La compagnia ha affermato: "... Si è deciso di puntare alla commercializzazione di alimenti totalmente esenti da contaminazione radioattiva . Questo include tutti i frutti di mare - che sono una parte centrale della dieta giapponese - venduti da AEON. Per raggiungere questo obiettivo, AEON sta rafforzando i suoi controlli, rilasciando i risultati al pubblico e interrompendo la vendita di quei prodotti che presentino tracce di radioattività, quindi non solo quelli al di sotto dei livelli di sicurezza suggeriti dal governo".

Il livello "quasi zero" non sarà esteso a quei prodotti che presentano tracce di potassio radioattivo (banane, noci, patate, ecc.). Certamente è un'ottima idea quella di vigilare sul livello di radiazioni presente nei cibi, sebbene un piccola obiezione concerne l'ambiguità che nasce nel caso di quei negozi che, pur applicando la regola del "quasi zero", si trovano però a commercializzare alimenti che contengono comunque radiazioni naturali e che perciò sono esclusi dall'iniziativa.
 
Top
lunetta1994
view post Posted on 14/11/2011, 14:32     +1   -1




in realtà si scoprirà che c'è una piccola percentuale di prodotti super infettati che donano poteri a chi li mangia ahaha xD
 
Top
1 replies since 14/11/2011, 00:57   7 views
  Share