Nichibotsu ni Tsubasa, È una Fan Fiction fantasy ambientata in Giappone

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Juvia_96
view post Posted on 7/1/2012, 22:55     +1   -1




Buonasera a tutti!! :) Allora io ho cominciato da un po' una Fan Fiction che si chiama "Nichibotsu ni Tsubasa" che significa "Ali al tramonto".
È una storia ambientata in Giappone, di tipo Fantasy e ci sono alcune scene violente(ma non troppo;) ).
Bè, non so che altro dire...vi lascio leggere i primi capitoli poi ditemi voi...(vi avverto i primi sono noiosi). :D Arigatou!

Prologo

Il silenzio fu rotto da una voce potente e autoritaria <<ciò che sta per accadere potrebbe cambiare definitivamente il mondo per sempre. Non parlo solamente del nostro, ma anche di tutti gli altri esistenti.>>
<<dobbiamo fermare tutto questo prima che succeda qualcosa di terribile!>> urlò un’altra con tono squillante.
Borbottii sommessi si sparsero per tutta la sala, l’argomento aveva suscitato scompiglio tra i presenti.
<<silenzio!>> tuonò nuovamente la prima voce; calò immediatamente la quiete su tutti, che tornarono a prestare attenzione su colui che aveva iniziato la discussione.
<<È vero, questo fatto non accadeva da ormai duecento anni. Noi tutti credevamo che non sarebbe più successo, che questo circolo fosse terminato l’ultima volta. Purtroppo non è così, a quanto pare sono in otto ed è alquanto strano. Le scorse volte erano sempre in nove, dev’esserci stato un cambiamento; questo mi fa riportare alla mente l’antica Profezia della matrona. Aveva predetto un evento del genere, ma noi tutti l’abbiamo rimosso dalla mente, credendo che non sarebbe mai avvenuto, a quanto pare, invece, è giunto il momento. >>
Un fulmine squarciò il cielo e tutto divenne buio.
<<li elimineremo dal mondo. Per sempre.>>

1. Un nuovo compagno

Un silenzio aleggiava per tutta la stanza, la lieve luce del sole filtrava tra le tende di seta celeste, illuminando i mobili presenti. La stanza era rettangolare; accanto alla porta, dalla parte destra c’era l’appendi giacche e dalla parte sinistra uno scaffale ricolmo di libri e quaderni. Lungo la parete sinistra c’era un grosso divano, che risultava essere molto comodo, dalla parte opposta invece, si trovava una scrivania da lavoro, con fogli di carta con schizzi e un computer portatile. Numerose foto e poster stavano appesi lungo tutte le pareti. Una tele stava appoggiata su un comodino vicino alla scrivania. Una ragazza dormiva in un letto appostato sotto il finestrone, che dava sul balcone. Sembrava assopita in un sonno rigenerante.

<<driiin Driiin!!!! >> suonò improvvisamente la sveglia e il suo trillo acuto si propagò in tutta la stanza. La ragazza si mosse nel letto e aprì un occhio, allungò a stento il braccio sinistro e chiuse la sveglia, dopodiché, si girò dall’altra parte, coprendosi per bene. Poco dopo squillò il cellulare depositato sul comodino, proprio accanto alla sveglia. Accadde tutto in un secondo, l’adolescente si alzò di scatto dal letto e tirò un calcio sia alla sveglia, sia al cellulare, che finirono per terra, tutti rotti.

<<kori! La mamma dice di sbrigarti, che devi andare a scuola!!>>, qualcuno aveva spalancato la porta della sua camera, sulla soglia c’era un bambino sui 10 anni, vestito in uniforme scolastica, capelli verdi scuro e occhi verde-azzurro acqua, il fratellino minore Mizu Hiya.
La ragazza, Kori Hiya, aveva 16 anni e doveva cominciare la seconda liceo. In quel momento era rimasta a bocca spalancata ed era alquanto confusa.

“Scuola?? Ma che…” spalancò gli occhi e gridò

<<aaaaaaaaaaaaaah!!!! La scuolaaa! Accidentiiiii!!!>>.
Mizu fissava sbalordito la sorella che correva in circolo dimenando le braccia, senza sapere cosa fare.

<<fermati e muoviti a vestirti, che la tua amica ha chiamato per dirti di aspettarla alla fermata dell’autobus.>>
Kori si fermò di scatto, picchiando la testa contro l’armadio, per poi massaggiarsela, mugugnando dal dolore.

<<va bene, ho capito, adesso preparo tutto. Tu puoi anche andare.>> rispose la sedicenne al fratellino, che uscì dalla camera, squadrando tutto con attenzione.

Non appena Mizu se ne fu andato, Kori aprì con impeto l’armadio e cominciò a rovistare in esso, alla ricerca della divisa scolastica, che aveva depositato nei remoti angoli del suo armadio alla fine dell’anno prima. La trovò solamente dopo aver gettato fuori tutti gli altri vestiti; se non altro era ancora intatta e presentabile per il nuovo anno. Si spogliò dal pigiama estivo e si guardò allo specchio: il suo seno in quell’estate era cresciuto e adesso doveva portare una misura più grande, sua madre diceva che era grazie alle lunghe ore di nuoto. Sinceramente, aveva un po’ vergogna. Distolse lo sguardo e si mise la divisa. Era composta da una maglietta a maniche corte con il solito foulard intorno al collo che ricadeva sul petto e una minigonna. La maglietta era bianca, la gonna e il foulard blu scuro, mentre il fiocco rosso. Dopodiché si diresse in bagno per sciacquarsi la faccia e pettinarsi. Osservò il viso e i capelli: aveva lunghi capelli azzurro scuro che facevano risaltare gli occhi celeste ghiaccio sul viso dai tratti felini. S’infilò le calze lunghe fin sotto il ginocchio e corse fuori dal bagno; ruzzolò giù dalle scale e si fiondò in cucina.

<<’Giorno a tutti!>> salutò e accarezzò il suo gatto che si era strofinato tra le sue gambe.
Era un Mein Coon, si chiamava Kyo ed era un maschio, aveva una pelliccia folta, grigia con strisce nere, il petto, la pancia e le zampette bianchi e dei ciuffetti neri sulla punta delle orecchie. Dopodiché prese una fetta di pane imburrata e fece per andarsene, ma fu fermata da sua madre.

<<kori! Il pranzo e la cartella? Non servono di certo a noi…>> disse sventolandoglieli sotto il naso, con un’espressione di rimprovero.

<<ah già! Scusami ma’!>> sorrise la ragazza e le tolse il cibo e la borsa dalle mani, scoccandole un rapido bacio sulla guancia.

Non appena fu fuori, ispirò per prepararsi alla corsa che avrebbe fatto. Il profumo dell’estate che era al termine le invase le narici, dandole un senso di gioia pura, che le infuse l’energia di cui aveva bisogno. Scattò in avanti, correndo e zigzagando tra le stradine del distretto di Tara, nella periferia di Hyogo, fino a sbucare in un campo d’erba verde e fresca, dove si stagliavano due immensi ciliegi, sui cui c’erano ancora molti frutti commestibili. Si fermò per riprendere fiato; il vento le accarezzava il viso, incitandola a proseguire. Controllò l’ora sul cellulare di sua madre (siccome aveva rotto il suo), erano già le 07:45, sette minuti dopo l’autobus sarebbe partito e senza di lei, se non si fosse sbrigata.
Ricominciò la sua corsa contro il tempo, ma si accorse di essere più stanca del previsto, infatti rallentò drasticamente, passando da un ritmo veloce e costante a uno strascichio di piedi. Improvvisamente sentì un rumore di ruote dietro di sé, si girò e non fece nemmeno in tempo a vedere da chi provenisse, che si ritrovò presa per la vita, posizionata quasi orizzontalmente, a guardare l’asfalto che scorreva sotto i suoi occhi. Il vento le soffiava in mezzo alle gambe, sollevandole la gonna, per cui dovette tenere le mani sull’orlo.

<<lasciami immediatamente! Voglio scendere!!>> urlò dimenandosi, ma senza risultato.
Sebbene l’individuo dovesse tenere il suo peso da una parte sola, riusciva perfettamente a stare in equilibrio, senza cadere.

<<arriverai in ritardo alla fermata dell’autobus se conti soltanto sui tuoi piedi.>> una voce da ragazzo, forte, calda e gentile le invase le orecchie, risultandole melodica, tanto da farla azzittire.

Adesso le pareva che il tempo non volesse scorrere normalmente e che tutto intorno a lei stesse rallentando. Quello che per lei sembrò durare un eternità fu invece un minuto soltanto, che si concluse con una breve frenata.

<<siamo arrivati, ci vediamo è?>> le comunicò il ragazzo, salutandola e deponendola per terra.

Kori ebbe un attimo di instabilità e non appena si fu ripresa si voltò per ringraziare, ma il giovane era sparito, al suo posto stava arrivando la sua migliore amica, Sanda Denki, di tutta corsa.
Era una bella ragazza alta e magra, con capelli biondi di media lunghezza e occhi verde chiaro; portava un braccialetto a forma di serpente, che le si attorcigliava al polso sinistro. Non appena arrivò la salutò con un abbraccio, a cui Kori cercò di sottrarsi, ma senza risultati.

<<sei diventata ancora più alta Sanda! Se continui così, ti piegherai su te stessa!>> esclamò Kori ridendo alla faccia offesa dell’amica.

<<guarda che sono alta solo un metro e settanta! Tu invece sei cresciuta pochissimo, sarai ancora sul metro e sessanta! Fortunatamente qualcosa ha fruttato un pochino di più vedo…>> rispose l’altra, la prima arrossì leggermente e cambiò discorso.

<<allora, come li hai passati questi due mesi di vacanza?>>

<<benissimo! Sono andata con mia madre negli Stati Uniti, abbiamo visitato New York, ma purtroppo siamo dovute tornare perché io cominciavo il mio lavoro part time come stalliere, in una scuderia a un’ora da qui. Mi hanno affidato un puledro che nessuno voleva a causa del suo strano colore, cioè bianco-giallastro, con la criniera d’oro. Dicono che sia maledetto... mah. Ah, ho anche incontrato molti ragazzi, che non erano niente male, ma non ho voluto conoscerli. Tu invece?>>

<<hai fatto bene a prendere quel cavallo, sono sicura che crescerà bene sotto le tue cure. Ma sei sicura che non ti piaccia Kage? Invece io sono dovuta restare qui a dare una mano a mia madre, per di più con mio fratello sempre intorno. Perciò nessun incontro entusiasmante, almeno non fino a un attimo fa! Un ragazzo, probabilmente in skate, di cui non ho visto assolutamente niente, mi ha afferrata e portata fino qui. Dopodiché se né andato senza aspettare ringraziamenti.>> le rispose Kori, puntualizzando il fatto accaduto poco prima.

In quel momento arrivò l’autobus; le due ragazze continuarono a conversare anche sul mezzo di trasporto. Fuori dai finestrini si vedeva il fiume sfrecciare sotto di loro, per poi scomparire, quando arrivarono sull’altra sponda; una decina di minuti dopo arrivarono davanti all’ingresso della loro scuola. Il Liceo Tara. Era una struttura imponente: un grande campo da calcio era affiancato da uno da basket, più in là c’era la palestra. Davanti a loro c’era il piazzale, dove centinaia e centinaia di liceali si stavano riunendo a poco a poco per il nuovo anno. Scorsero un gruppo di ragazzi che parlavano, appoggiati all’entrata del Liceo, tra loro c’era Yoru Koge, un loro compagno di classe. Li raggiunsero e la banda rivolse loro un sorriso di saluto. Yoru era alto come Sanda, aveva capelli neri che ricadevano in parte sul viso, e l’altra parte in aria; gli occhi erano di un viola acceso e la carnagione era chiara, ciò lo faceva risaltare ancora di più. Portava come al solito una catenella che gli ricadeva sul petto.

<<ciao ragazze, come state?>> chiese a braccia incrociate e con un sorrisetto sul viso.

<<bene, grazie. Anche tu, mi pare!>> rispose Kori e lui annuì.
Sanda si limitò a tirargli un pugno scherzoso sulla spalla. I due erano molto amici, all’infuori della sua migliore amica, la bionda non frequentava nessun’altra ragazza, solamente maschi; era un po’, come dire … mascolina, ecco. S’incamminarono verso la loro aula; quell’anno sarebbe stata la B2.
Appena entrarono, si salutarono tutti, girando per l’aula facendo casino. Purtroppo quando arrivò il loro professore, Mr. Kyabetsu, si dovettero sedere tutti; Kori e Sanda si sedettere allo stesso banco, mentre Yoru due posti in dietro. Come lo scorso anno, il prof fece l’appello, chiamando tutti a gran voce, infine informò dell’arrivo di un nuovo studente nella loro sede.

<<bene, ragazzi. Quest'anno avrete con voi un nuovo compagno. Salutate tutti il nuovo arrivato! – urlò agli allievi – Puoi entrare>> terminò, riferito al nuovo arrivato.

La porta scorrevole dell’aula si aprì di scatto e il giovane entrò.
Aveva scompigliati capelli arancioni, occhi rossi ed era poco più basso di Sanda e Yoru, aveva una carnagione abbronzata e indossava la divisa maschile del loro Liceo; dai pantaloni pendeva una catena e al polso destro portava un polsino nero con fiamme rosse e arancioni. Quando parlò Kori rimase scioccata.

<<ciao a tutti! Il mio nome è Taiyou Kagayaku, ma potete chiamarmi semplicemente Taiyou o Tai. Mi sono trasferito pochi giorni fa dalla California, dove ho vissuto dall'età di 8 anni. Infatti il Giappone è sempre stato il mio paese natio, finché io e la mia famiglia ci siamo trasferiti. Spero di ambientarmi in questa classe, grazie a tutti voi!>> dettò ciò, sorrise in modo molto spontaneo.

Il prof Kyabetsu gli indicò il banco vicino a quello di Kori, Taiyo si sedette tranquillamente al suo posto, guardandosi in giro. Quando incrociò lo sguardo dell’azzurra spalancò gli occhi, proprio come aveva fatto lei, non appena aveva sentito la sua voce.
Era proprio il ragazzo misterioso che l’aveva cinta per la vita fino alla fermata del bus?
Lui le rivolse un sorriso e aprì la bocca, scandendo lentamente le parole.
Kori s’infuriò non appena le sentì, voltando la faccia dall’altra parte.

<<ti ho visto le mutande. Potevi anche essere anche un po’ più snella però.>> le parole che le rivolse il nuovo arrivato.
Sapeva che non sarebbe andata d’accordo con lui.

To be continued...
 
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Juvia_96
view post Posted on 8/1/2012, 20:21     +1   -1




Ecco qui il secondo capitolo ;)

2. Giorno movimentato

Le quattro ore della mattina passarono lente e monotone tra sospiri, sgridate da parte del professore di matematica e il graffiare dei pennini sulla carta. Al tocco della campanella, che annunciava la fine delle lezioni e l’inizio della pausa pranzo, si alzarono tutti, riunendosi in gruppo per mangiare. Kori tirò il suo bento fuori dalla cartella, imitata a ruota da Sanda.

<< Andiamo nel prato? Così staremo più tranquille>> domandò la bionda all’amica, afferrando il recipiente con il suo pranzo.

<< Per me va bene!>> rispose l’altra
“Almeno sto lontana da quel Kagayaku…” finì pensando.

Si alzarono da loro banchi e, facendosi strada tra i compagni, arrivarono di fronte alla porta scorrevole della classe. Essa si aprì di scatto, ancora prima che Sanda appoggiasse la mano sulla maniglia, dopodiché una piccola sagoma travolse Kori e Sanda, gettandole a terra.

<< Accidenti che botta…>> si lamentò la bionda, massaggiandosi la nuca; accanto a lei, l’amica si alzò di scatto, il viso nascosto dai lunghi capelli e con la schiena curva.

<< Oh, oh… qui si mette male!>> borbottò Sanda con una smorfia sul viso. Kori si drizzò velocemente e la massa azzurro scuro ricadde sulla schiena come una frusta; quando si volse a mostrare la faccia, essa era nera dalla rabbia.

<< Chi è stato a farmi questo?>> urlò agitando il pugno destro in aria e squadrando tutti i presenti nell’aula.

<< Sono stata io…>> una vocina esile provenì da una bambina inginocchiata con la testa rivolta al pavimento. Aveva capelli bianchi che rilucevano di un argento puro, tagliati a carré e una frangia accuratamente tenuta ferma da una molletta multicolore.
Quando alzò il capo, Kori rimase con il fiato mozzato; la bambina aveva due occhi color ambra, con sfumature rosacee e due piccole labbra di un rosa pelle che le donavano sulla carnagione chiarissima. La liceale notò qualcosa di familiare nei suoi occhi, che agì su di lei come un calmante.

<< Oh, sei stata tu … non ti preoccupare, è tutto a posto!>> le sorrise tendendo la mano per aiutarla ad alzarsi. La porta si aprì una seconda volta con uno schianto, sulla soglia c’era Taiyo Kagayaku

<< Chie, cosa ci fai tu qui?>> domandò rivolto alla bambina, lo sguardo preoccupato

<< Tai, hai dimenticato il tuo pranzo, per di più il primo giorno di scuola!>> lo rimproverò lei, lasciando tutti di stucco.
Kori rimase a guardare la piccola e il suo compagno che discutevano, fino a quando il ragazzo si accorse dello sguardo puntato su di lui.

<< Ah, Kori, Sanda, dovete scusarla. Questa è mia sorella minore Chie, ha dieci anni. Come vedete si preoccupa sempre per me.>> sorrise imbarazzato.

<< Piacere mio! Io sono Sanda e lei è Kori.>> la saluo la bionda.

<< Piacere mio! Se non mi occupo io del mio fratellone, non so che fine farebbe!>> rise Chie.

Dopodiché si salutarono e le due amiche raggiunsero finalmente il grande prato dietro la scuola. L’erba era verde e fresca al contatto delle mani; quattro giganteschi alberi offrivano ombra e un laghetto si stendeva davanti a loro. Si sedettero su una sporgenza sull’acqua e cominciarono a pranzare, parlando e ridendo.

<< Cosa ne pensi di Tai? Io lo trovo davvero carino e sembra simpatico! Però non è il mio tipo.>> la domanda improvvisa di Sanda lasciò Kori in pensiero.
“Sarà anche carino, ma non è per niente simpatico…”

<< Non m’interessa. È un ragazzo davvero arrogante, non lo sopporto!>> sbottò l’azzurra, alzando fin troppo la voce. Sentì qualcuno fermarsi di botto dietro di loro; lei e Sanda si girarono e si ritrovarono faccia a faccia con Taiyo, che fissava intensamente Kori, il volto non tradiva alcuna emozione.

Kori si alzò di scatto << E-Ehm, io vado a cercare Moya, a dopo Sanda!>> e corse via, lasciando il suo bento non terminato.

<< Devi scusarla … a volte si comporta male e agisce impulsivamente. Devo dire che neppure io la conosco così bene.>> sospirò Sanda che ormai ci aveva fatto l’abitudine; doveva rimediare sempre lei ai pasticci di Kori.

<< Lascia stare, è colpa mia, L’ho presa in giro, ma volevo solamente attirare la sua attenzione…>> Taiyo sembrava sincero, tanto che Sanda si commosse.

<<…Sono un fallimento.>> aggiunse poco dopo, passandosi una mano tra i capelli arancioni.

<< Non dire così. Kori si arrabbia facilmente, devi soltanto afferrarla per il piede giusto.>> gli fece l’occhiolino la bionda.

<< Adesso vado anch’io, Yoru è una schiappa senza di me, è meglio che lo raggiunga. Ci vediamo in classe Tai!>> lo salutò, correndo verso l’edificio.

Quando Sanda se ne andò, si sdraiò sul prato sbuffando.
In quella posizione il profumo dell’erba risaltava ancora di più, inondando le narici; il cielo era di un azzurro limpido, non mostrava segni di alcuna nuvola. Voltando la testa vide il pranzo di Kori, la scatoletta era ancora piena per metà e lo invitava a mangiarlo. Si mise a sedere e afferrò il contenitore con una mano, nell’altra impugnò le bacchette, ci mise un po’ per riuscirci, siccome non era abituato, alla fine riuscì a prendere il sushi e inforcò. Il gusto gli invase la bocca, era buonissimo; dopo quello abbandonò i legnetti e si mangiò un onigiri che risultò essere ottimo. In poco tempo finì tutto il cibo, restando con un gran senso di colpa.

<< Accidenti a me! Adesso Kori mi odierà ancora di più.>> borbottò con il capo chino. Si ritrovò a fissare l’acqua del laghetto e per un attimo vide il riflesso di un gatto.

<< Hono?!>> non poteva di certo essere lì.

Hono era la sua gatta, aveva pelo di media lunghezza, marrone tigrato e insoliti occhi rossi. Si alzò guardandosi intorno, ma non trovò traccia del suo animale, bensì intravide una gigantesca tigre del bengala. Sbatté incredulo le palpebre e quando le riaprì, il felino era scomparso. Ancora confuso, prese il recipiente del pranzo di Kori e tornò a scuola noncurante del fatto che quelle strane allucinazioni non le avesse visto solamente lui.
 
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